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Carlo Carrà nasce a Quargnento, in provincia di Alessandria, nel 1881.
Quintogenito di un calzolaio, Carlo Carrà scopre la sua vocazione per la pittura all’età di sette anni, durante una convalescenza che lo costringe a letto per più di un mese, in cui trascorre il suo tempo a disegnare. Si forma a Valenza del Po approcciandosi alla pittura di decorazione. Nel 1895 si trasferisce a Milano, dove si iscrive ai corsi serali dell’Accademia e visita spesso la Pinacoteca di Brera e il Museo Poldi Pezzoli. Verso la fine del secolo si dirige verso Parigi, allettato dalle opportunità che la capitale francese gli può offrire e visitando il Louvre, il Petit Palais e il Palais du Luxemburg resta affascinato dai capolavori di Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Monet, Gauguin, come testimoniato nella sua autobiografia; durante il breve soggiorno londinese ha modo di apprezzare invece l’opera di Turner e di Constable, meno dei preraffaelliti.
Nel 1906, a Milano, si iscrive al corso di Cesare Tallone all’Accademia di Brera, conosce Gaetano Previati, Vittore Grubicy de Dragon, Aroldo Bonzagni e Romolo Romani, avvicinandosi al clima divisionista e simbolista, le cui influenze si uniscono in una pittura che già mostra tutta la propensione al Realismo e Post-impressionismo. La sua ricerca si evolve ulteriormente quando nel 1910 si unisce ai futuristi, firmando alcuni dei manifesti della prima avanguardia italiana del Novecento. Proprio in occasione di una mostra di pittura futurista, si reca a Parigi nel 1912, anno in cui conosce il cubismo, André Derain, Henri Matisse e Amedeo Modigliani. Ecco che nella sua produzione viene meno l’influenze di Boccioni, ma assimila dal linguaggio elaborato da Ardengo Soffici e dal gruppo di “Lacerba”. Nel 1917 a Ferrara conosce i fratelli de Chirico e Filippo De Pisis e matura una concezione della metafisica del tutto personale, come il giusto equilibrio tra modernità e tradizione. Il primo dopoguerra rappresenta per Carrà un periodo intenso: vive una crisi personale e artistica durante la quale si dedica esclusivamente al disegno e collabora con la rivista “Valori Plastici”. Nel 1922 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e in seguito alle esposizioni della Permanente di Milano, organizzate dal gruppo di Novecento Italiano. Durante la fine degli anni Venti si alternano i periodi di soggiorno tra la Versilia e Forte dei Marmi, e ne approfitta per dipingere paesaggi e marine applicando la lezione sulla luce appresa da Cezanne, mentre successivamente ritrova l’interesse per la figura umana. Negli anni Trenta riceve commissioni pubbliche a Milano per la decorazione del palazzo dell’Arte per la V Triennale e per il palazzo della Giustizia e nel 1941 gli viene assegnata la cattedra di Pittura all’Accademia di Brera. Negli ultimi vent’anni di vita la sua attività artistica si divide tra la critica, attività pittorica e l’illustrazione, e la sua produzione sviluppa un’estetica di sintesi delle forme. Muore a Milano nel 1966.
Nella produzione artistica di Carlo Carrà, il disegno rappresenta un capitolo fondamentale, a volte trascurato, che rivela la profonda maestria e conoscenza tecnica del grande maestro. I disegni rappresentano spesso un lavoro propedeutico alla pittura, ne rivelano la capacità compositiva, la tecnica preparatoria, applicata a paesaggi e figure.
Carlo Carrà ama sperimentare e costruire tecniche e composizioni in modo libero e inedito.
La sua prima produzione giovanile è influenzata da divisionismo e simbolismo, ma con la successiva adesione al movimento futurista il suo tratto cambia radicalmente stile. Le linee acquisiscono movimento, si frammentano e creano un nuovo dinamismo, accogliendo l’estetica futurista improntata sui valori dell’energia e della velocità che rompono schemi precostituiti.
Nella successiva fase metafisica, il disegno di Carlo Carrà subisce nuovi mutamenti assumendo caratteri più onirici e sospesi in atmosfere surreali..
Infine, nel secondo dopoguerra, le forme si ammorbidiscono, i tratti diventano più intimi, Carrà perde il gusto della sperimentazione e tralascia la velleità di rompere con il passato, abbandonandosi ad un “realismo poetico”.
Possiamo certamente concludere affermando che il disegno rappresenta una produzione artistica di rilievo per Carlo Carrà in cui ha intrecciato innovazione, sperimentazione e ritorno alla tradizione. Attraverso questo ambito artistico abbiamo la possibilità di rintracciare il volto autentico dell’artista, la sua complessità, la sua ricchezza d’animo.
Carlo Carrà nasce a Quargnento, in provincia di Alessandria, nel 1881.
Quintogenito di un calzolaio, Carlo Carrà scopre la sua vocazione per la pittura all’età di sette anni, durante una convalescenza che lo costringe a letto per più di un mese, in cui trascorre il suo tempo a disegnare. Si forma a Valenza del Po approcciandosi alla pittura di decorazione. Nel 1895 si trasferisce a Milano, dove si iscrive ai corsi serali dell’Accademia e visita spesso la Pinacoteca di...