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Croce Taravella: I diari di un viaggiatore

Vi è un grande e consapevole equilibrio nelle opere di Croce Taravella, un cumulo di esperienze personali nell’ideazione, una sintesi di ricerche artistiche contemporanee nell’esecuzione. Non è semplice descrivere concretamente le creazioni dell'artista ma è molto facile, intuitivo e spontaneo trovarsi in sintonia con le stesse mentre le si osserva. Croce Taravella lavora spesso su lastre di metallo e in uno spessore minimo, con la pazienza e la sensibilità di un cesellatore riesce a scavarle, a scendere nel suo spazio interno, a dare l’impressione che questo foglio di metallo possa contenere un universo, fatto di vita, di ricordi, di frenesie pulsanti e di orizzonti limpidi e lontani. La superficie graffiata, incisa, da quadri moderni astratti, si intride di pigmenti, colature, sovrapposizioni a loro volta nuovamente scarificate. Potrebbe essere una scultura che affonda le proprie radici nello stiacciato già descritta dal Vasari come arte assai difficile, potrebbe dirsi pittura densa e materica che rende un’immagine ma rimane anche corpo, presenza. Le opere di Croce Taravella vanno necessariamente analizzate per gradi, da angolature differenti e legandole strettamente all’esperienza di vita dell’autore.

Sicuramente questi lavori rappresentano, non possiamo definirli complessivamente informali perché non è il gesto a guidare la creazione, ma nel particolare, nel singolo elemento costruttivo si assapora il piacere di lottare con la materia assecondandola o costringendola, graffiando o lacerando il colore come se ogni tessera di questo mosaico contemporaneo avesse vita propria, suggestioni tali da darle autonomia. Cosa ci raccontano? Sono scene di vita, persone, volti, prospettive urbane, lacerti di complessi monumentali, di particolari architettonici, skyline di città. Croce Taravella ha molto viaggiato, sia nello spazio che nella storia; dalla sua terra madonita, Polizzi Generosa dove è nato nel 1964, ai fasti spagnoli di Palermo, la città in cui frequentò l’Accademia di Belle Arti. Da Napoli, vissuta nella cerchia artistica del gallerista Lucio Amelio, alla Roma barocca, negli anni di lavoro per le scenografie in RAI, alla Bologna papalina dove allestì la sua prima personale alla Galleria Neon. Poi improvvisamente è venuto il mondo con il "Ciclo delle città" Berlino, Vienna, Parigi, New York, Hong Kong; queste metropoli non affascinano per l’urbanistica, la storia, i simboli; diventano esperienze di vita, volti, incontri, traffico tumultuoso, ritagli di cielo, ricordi.

Le opere di Croce Taravella sono quindi percezione e materia, che sia metallo, tela, gommapiuma, olio, pigmento, vernice, colpo di spatola, strisciata di pennello, brusio di fresa, ricciolo e lamento di un bulino. Non è facile ricordare con precisione tutto quanto si vede viaggiando, diventa necessario prendere appunti, tenere un quaderno di viaggio, disegnare quello che l’occhio vede e commuove lo spirito. Taravella è siciliano e in Sicilia i giovani nobili e i ricchi borghesi andavano per riempirsi l’anima del bello, per vivere quelle emozioni di struggente empatia con l’uomo e la natura, con il passato e gli eroi, per poi nasconderle nell’intimo e tenerle quale rifugio a cui aggrapparsi, per ritrovare la felicità di un mondo perduto. L’artista di Polizzi Generosa compie lo stesso viaggio, consapevole però che dietro la grandezza di una metropoli c’è l’inesorabile erosione del tempo, che una città è fatta di momenti, di intuizioni, di movimenti, di uomini, di alienazione ma anche di sorrisi. Polizzi, a sua volta un tempo città, Polis, liminare tra punici e siracusani, roccaforte, centro strategico è ora un intrico di piccole case baciate dal sole e dal vento. Generosa perché accolse con gioia Federico II. Cosa è rimasto di questo passato? Quello che ogni uomo continua a portarsi dentro. Viaggiare è sfamarsi, mangiare, gustare con l’anima l’umanità che ci accoglie. Riempirsi gli occhi e il cuore, tornare sazi, crescere.

Croce Taravella rende concreto, tattile, questo pasto di vita, lo assorbe, lo disegna con la luce – fotografandolo – lo restituisce con la luce alla materia, proiettando le immagini sui supporti che poi scava, incide, colora, tinge, abrade fino a rendere la superficie tridimensionale, sensibile all’incidenza del sole, teatro di una danza d’ombre, di universi astratti, singole parti di un flusso di memoria, prima personale, poi collettivo infine universale. Croce Taravella coglie l’impronta del tempo vissuto, la rende “Cronotipo” cioè figura attuale, presente; lega le città omaggiando vecchie capitali borboniche al PAN, Palazzo delle Arti Napoli; torna nella sua terra di popolo e devozione nelle “Contrazioni panormitane”; nella culla del mito ad Alia, con la grande opera ispirata alle Grotte della Gurfa. Non dimentica mai la lezione di Lucio Amelio, trattiene la materia tormentata di Rauschenberg, l’immediatezza percettiva di Wahrol, risponde alle meditazioni sulla morte di Nino Longobardi con un immergersi nella vita, nei riti, nel passato fatto di uomini attraverso i loro monumenti, nel presente fatto di uomini attraverso i loro movimenti e restituisce questa esperienza dando realtà fisica al mondo di emozioni e di ricordi che ogni grande viaggiatore porta con sé.

written by Massimiliano Reggiani

Massimiliano Reggiani, studioso dell'arte contemporanea di cui indaga la funzione sociale, il contesto culturale in cui si forma l'artista e i riflessi della tradizione nella costruzione dello specifico linguaggio  individuale. Diplomato in decorazione pittorica e scenotecnica, laureato a Parma in Giurisprudenza e in Filosofia, ha completato il proprio percorso di formazione artistica alle Belle Arti di Bologna in Scenografia. Cura, assieme a Monica Cerrito, la sezione Arte della testata online EmmeReports e la pagina Facebook Critica d'arte.

 

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