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Orario Uffici:
La pittura di Dario Schelfi, sganciata da ogni ortodossia stilistica, è espressione del prorompere di sensazioni, emozioni, stati mentali, sovente pregni di rimandi ad elementi biografici che, senza alcuna intenzionalità, assumono forma, ora abbozzata, ora più nitida, raggiungendo l'osservatore attraverso una comunicazione silente, inconscia che con un codice cifrato giunge dritta all'anima, evocando specifici nessi simbolici e cinestesici. Nell'ammirare le opere si avverte, infatti, l'odore del mare, la brezza marina, il fruscio degli alberi, il profumo dei fiori, e, nell'occhio di chi guarda, il percetto, mediante l'agire di meccanismi proiettivi, assume specifiche forme con differenti tonalità affettive, a seconda di quale contenuto del profondo sia stato sollecitato.
Lo stile artistico, pertanto, rientra solo apparentemente in un genere astratto poichè, invero, è fortemente intriso di elementi concreti attraverso il rimando a luoghi reali o immaginari, vissuti, ricordi, dolori, sensazioni, desideri, esperienze che nelle sue tele prendono forma.
Passando in rassegna le opere, rintracciamo, trasversalmente nella sua pittorica, un caleidoscopio di emozioni, veicolate prevalentemente dall'uso del colore che, da sfumature tenui e pastellate a tinte dense e decise, esprimono una mobilitazione emotiva, una tensione di spinte inconsce, di bisogni che, con carattere imperioso, premono per emergere dall'inconscio individuale.
Il colore spesso viene scelto determinando un rovesciamento di prospettiva rispetto alla consuetudine. Rintracceremo, pertanto, un "Notturno" rappresentato con il prevalere dell'arancione ed un "Tramonto d'estate" che si colora prevelentemente di bluette. Il trionfo del colore, in Dario Schelfi, sembra sublimare tensioni psichiche, l'algesia di memorie emotive, trasformandole e raggiundendo nuovi equilibri psichici, come nell'opera "Vivo di luce" con cui si compie il processo di individuazione del Sè che riflette, inoltre, la personale urgenza di libertà e la ricerca di autenticità.
Il colore e le sue stratificazioni materiche, in "Giardino nascosto" sembrano agire come meccanismi difensivi tesi a coprire un sotteso che può sfuggire all'immediatezza della percezione visiva dell'osservatore ma affiorare, successivamente, mediante l'agire di processi inconsci di introiezione e proiezione con cui si dis-velano significati inconsci. La scelta, inoltre, di elementi insoliti e di uso quotidiano (cemento, carta, strofinacci, posate) mediante cui l'Autore dà libero sfogo alla sua creatività, conferisce concretezza materica anche all'ineffabile.
Ciascuna tela trasuda emozioni ed assume una valenza fortemente evocativa.
Nelle opere si rintraccia un sotteso, un sottostante, che verosimilmente rinvia ad un groviglio di turbamenti, pulsioni, immagini, vissuti, che si aggregano attorno ad un nucleo spesso inconscio ed archetipico, ciò che C.G.Jung definiva complesso. L'espressività artistica, consente all'Artista di contattarlo, attraversandolo, compiendo quel passaggio tra un "dentro di sè" ed un " fuori", la tela; tra un "prima" ed un "dopo" che agevola trasformazioni e realizza la catarsi.
Written by Rossana Novelli
Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo analitico.
Esperta in psicologia delle emergenze,
e formatore in differenti ambiti istituzionali.
Esercita la libera professione ed è mpegnata in ambito giuridico e penitenziario.
Approda con passione al mondo dell'arte, filtrandola secondo un vertice psicodinamico.
Ama la lettura, viaggiare e coltivare il valore autentico dell'amicizia
