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Immagine per il produttore Tano Angiletti

Tano Angiletti

Tano Angiletti vive e lavora a Marina di Ragusa dove insegna storia dell'arte. Nato nel 1972 è figlio del pittore Giacomo Angiletti è cresciuto tra tele e cavalletti. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, studiando a Catania, Roma, Bologna e Palermo.

Ha trascorso alcuni periodi anche all’estero tra Londra, Bristol e Sydney dove ha arricchito la sua formazione e vissuto esperienze che lo hanno ispirato. Il suo focus è la pittura di paesaggio, con uno sguardo volto dal Seicento ai giorni nostri, con particolare attenzione per il realismo francese, il secondo Ottocento italiano, la ricerca impressionista e post impressionista, l’espressionismo francese. I suoi dipinti sono una vibrante celebrazione del territorio, catturano l'essenza del paesaggio urbano e rurale, sfidano il tempo rubando attimi di quotidiano. Attraversano l'abitudine a passo lento, riempiono gli occhi, accarezzano la forma. Consacrano all'immortalità frammenti di semplici rituali di ogni giorno. Tendono a enfatizzare specifici aspetti visivi diventando una risposta emozionale al mondo.

Le sue opere trasformano liricamente l'ambiente, ne prendono umanamente atto, esprimendo tutte le contraddittorie emozioni che ne seguono. La valenza di tale processo è duplice: alla contemplazione di ordine squisitamente classico, infatti, consegue la presa di coscienza - ineluttabile e contemporanea - del mondo attorno a noi; un mondo dalla visione eraclitea, in cui tutto scorre, in cui elementi antropici invadono lo spazio naturale, finendo per integrarsi ad esso e creare una nuova armonia morfologica del paesaggio. La sua presa di coscienza è resa con una sintesi visiva immediata, caratterizzata da colori vividi e pennellate dinamiche che sottopongono il colore ad una sorta di esaltante gestualità.

Egli esplora la singolare relazione tra il paesaggio e la sua percezione mediata sperimentata attraverso i social network; questa relazione diventa la materia prima per decostruire e reinterpretare la realtà. Attraverso pennellate che evocano la frammentazione digitale non mira a replicare fedelmente gli scorci ritratti, bensì a svelare una nuova visione e il ricordo dei luoghi.

Le sue tele spesso presentano composizioni stratificate, dove elementi riconoscibili del paesaggio si fondono con un approccio tendente all’astrazione dalla forma, come pixel sgranati o palette cromatiche saturate tipiche dei filtri.

L'artista indaga così il confine labile tra esperienza diretta e rappresentazione virtuale, sollevando interrogativi sulla veridicità delle immagini e sulla costruzione collettiva della nostra idea di paesaggio nell'era digitale. L'opera diventa un'acuta riflessione su come i social network, da strumenti di connessione, plasmino silenziosamente la nostra percezione del mondo che ci circonda. La sua pittura ad olio, con la sua ricchezza cromatica e la sua duttilità nella resa delle texture e la definizione dei dettagli, diviene il linguaggio privilegiato, un approccio compendiario alla pittura che favorisce la ragionata velocità di esecuzione che dà ampio spazio al gesto.

Il rapporto tra il pittore e i luoghi visitati è un fertile terreno di ispirazione. L'artista si lega visceralmente ai paesaggi, alle atmosfere, ai dettagli che colpiscono la sua sensibilità durante un viaggio. Questi elementi si sedimentano nella memoria, pronti a riemergere sulla tela filtrati dall'emozione e dalla personale interpretazione.

Questa dinamica si arricchisce di una nuova dimensione: il "grand tour virtuale". Attraverso le piattaforme social, il pittore esplora luoghi anche distanti, assorbendone immagini, colori e scorci condivisi da una moltitudine di sguardi. Questa percezione online si intreccia con il ricordo vivo di una visita reale, creando una stratificazione di esperienze. L'opera che ne scaturisce non è una mera riproduzione fedele, bensì una sintesi inedita. Il ricordo personale, intriso di sensazioni uniche, si fonde con la visione collettiva offerta dal web. I dettagli catturati in prima persona si mescolano con le innumerevoli prospettive digitali, dando vita a paesaggi interiorizzati e reinterpretati. La pittura diviene così strumento di un dialogo tra il vissuto e il virtuale, tra la concretezza del luogo, il ricordo e la sua eco mediatica, offrendo una nuova e affascinante prospettiva di rappresentazione.

Tano Angiletti vive e lavora a Marina di Ragusa dove insegna storia dell'arte. Nato nel 1972 è figlio del pittore Giacomo Angiletti è cresciuto tra tele e cavalletti. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, studiando a Catania, Roma, Bologna e Palermo.

Ha trascorso alcuni periodi anche all’estero tra Londra, Bristol e Sydney dove ha arricchito la sua formazione e vissuto esperienze che lo hanno ispirato. Il suo...

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