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Non è solo paesaggio

L’arte di Athos Faccincani è, solo apparentemente, panoramica: non rappresenta un paesaggio, bensì un’idea, una radice storica, un mondo di valori etici in cui l’autore cerca rifugio e pace. La sua pittura, infatti, va veduta in stretta connessione con la biografia e la vicenda umana. Il paesaggio è un punto d’arrivo, una scelta voluta, un bisogno interiore che appaga la sensibilità dell’artista.
Athos Faccincani non nasce pittore ma ragioniere. Il desiderio, la necessità di relazionarsi con gli altri e con il mondo attraverso i colori viene vissuto nascostamente, nei ritagli di tempo, in solitudine, abbeverandosi nella frequentazione degli studi di pittori amici, che diventano per lui maestri. I soggetti del primo dipingere sono intrisi di umana sofferenza, vi è un’empatia che lega l’autore al dramma della rappresentazione: la Resistenza, gli anni bui di un’Italia spaccata in fazioni emergono prepotenti nei primi lavori.
Dopo una lunga riflessione le opere abbandonano i corpi e si aprono alla luminosa vastità delle marine. “Luce, Colore, Sole Alto sono i fondamentali della mia pittura!” dichiara Faccincani e poi aggiunge: “Meditazione Coscienza Consapevolezza”. Attraverso queste poche e impegnative parole occorre guardare alla sua Arte, che è maturata in un luogo di particolare bellezza: Peschiera del Garda, sulla costa veronese dell’omonimo lago.
Per origine Athos Faccincani ha un rapporto preferenziale con l’acqua, con i giochi di riflessi tra le facciate delle case e la limpida superficie dei canali, appena increspati dal soffio del vento. Il punto di contatto fra solidità della terra e la libertà del navigare, l’approdo che al tempo stesso rappresenta la sicurezza del ritorno e il trampolino per nuove esplorazioni; il belvedere, elemento protettivo per il corpo e distensivo per la mente: sono temi ricorrenti, trattati con spontanea naturalezza.
Lo sguardo del viaggiatore si posa sul ripetersi delle costanti, che siano marine ligure o greche, scoprendo la sostanziale unità dell’urbanistica mediterranea, sospesa fra scoglio e marea, aggrappata tenacemente alla roccia per resistere alla tempesta, al maestrale e al logorio incessante del tempo. Così fu nel tempo antico, quando partì la colonizzazione greca verso Occidente, così ancor oggi resta, con lo sguardo di un novello Odisseo che anela tanto il lontano ignoto quanto la sicurezza del proprio focolare. “Meditazione Coscienza Consapevolezza” del proprio essere, della Civiltà cui si appartiene.
Poi vi è la Luce, elemento essenziale che dà titolo alla mostra. Come per ogni città ideale dipinta nel Rinascimento anche la luce di Athos Faccincani si identifica con l’idea, con la brama di conoscenza. Non è luce naturale, non genera ombre: è luminosità, vibrante intensità del colore che esplode nei toni più accesi, nella massima intensità timbrica. Ogni elemento della composizione - perché sempre di un panorama ricreato si tratta e non di una visione fotografica - splende, rifulge, come una vetrata gotica ma a tre dimensioni.
Proprio per questa astratta fissità e per il guardare attraverso gli occhi della mente, il rimando diretto è all’arte di Costantinopoli, alla tradizione di icone nel credo ortodosso, a tutto ciò che svela o rivela. Coerentemente a questa funzione di elevare e non abbindolare lo sguardo dell’osservatore, l’arte di Athos Faccincani ha ormai estromesso la narrazione, l’episodico, il transitorio. “Luce, Colore, Sole Alto” sottolinea l’Artista spiegando i fondamenti del proprio creare, ed è vero perché solo a quelle condizioni il paesaggio - invece di essere materia su cui scorre il tempo - si trasfigura e sublima nella propria essenza.
La costa come arena dello scontro fra il corpo implacabile e trasparente, ritmico e inafferrabile del mare contro la roccia aspra, tagliente e dura. L’uomo che si ingegna per far resistere ai frangenti la propria dimora, la sete avida di orizzonte, la danza silenziosa della luna che alza e abbassa l’intrico di schiuma e onde. Le vele spiegate in equilibrio sul colosso d’acqua, l’ostensione dei fiori come voto sacro che ne contrappone fragilità e purezza all’indomita potenza. In Athos Faccincani tutto è simbolo e mito cristallino, aperto come una corolla profumata, senza ombra né mistero.

Written by Massimiliano Reggiani

Massimiliano Reggiani, critico d’arte, promuove una lettura delle arti visive come linguaggio strettamente legato al contesto culturale dell’autore, alla consapevolezza del gesto e alla volontarietà della comunicazione. Oltre a questi caratteri specifici ritiene che, nelle arti visive, la fisiologia della percezione prevalga sui confini strettamente culturali. Diplomato Maestro d’arte in Decorazione pittorica e in Scenotecnica, poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna in Scenografia, laureato in Giurisprudenza e in Filosofia all’Università degli studi di Parma

 

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