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La bellezza del paesaggio Siciliano

Il significato del viaggio si intreccia, nella storia occidentale, con temi antichi e moderni tra memoria e realtà che, sin dal Settecento, con l'avvio del Gran Tour, nella cultura e nell'arte, diviene uno strumento di esplorazione estetica. Si afferma nell'Ottocento una sorta di poetica del paesaggio legata alla capacità di osservazione della natura e gli artisti ne elaborano nuove forme di interpretazione, che trasformano la visione delle sostanze materiali in elementi lirici. Osservare la natura nei suoi infiniti cambiamenti e mutazioni, nel farsi e disfarsi dei suoi elementi, conduce alla scoperta di una sua intrinseca poeticità, di una particolare forma di bellezza che fa si ché ogni sua parte, un filo d'erba un tramonto spettacolare, assuma uno specifico valore, diventando portatore di autentica poesia e sulla tela diviene un bellissimo quadro classico per soggiorno.

Esiste una relazione tra le forme della natura e le rappresentazioni della mente umana che può assumere svariate percezioni dalla nostalgia romantica alla sublimazione dell' “io”, dal desiderio di armonia alla identificazione di sé con l'infinito. Lo sguardo sul paesaggio ha spinto tanti scrittori e pittori a immergersi nella visione della natura facendo incontrare il mondo della realtà con quello del sogno. L'esperienza estetica del paesaggio apre a nuove forme di conoscenza e rivela la struttura stessa degli oggetti e dei fenomeni e insieme all'intuizione della complessità del reale e delle sue leggi.

Tutto ciò è particolarmente evidente in Sicilia, paradigma di Europa, che per la sua bellezza naturale e paesaggistica, rappresenta la cifra più simbolica della forza dell'espressione estetica, ma anche della attività creatrice degli artisti di tutto il mondo allora conosciuto. Le ultime ricerche hanno messo in luce le vicende artistiche del XIX secolo in Sicilia e il grande contributo della pittura di paesaggio a questo filone di studi e di attività artistica. Proprio per questo nella pittura siciliana tra Otto e Novecento il paesaggio diviene il simbolo distintivo della terra di Sicilia anche grazie alle vicende letterarie di Verga, Capuana e Pirandello. Infatti, secondo una prassi tradizionale, l'annotazione dal vero di singoli particolari o di brani figurativi più ampi veniva così inserita nei generi pittorici maggiormente in voga, dal paesaggio ideale al capriccio architettonico. Lo stesso genere della veduta urbana o paesaggistica, che differisce dagli attuali quadri moderni astratti, non sfuggiva a queste convenzioni, sia nella scelta delle inquadrature sia nella modifica nell'inserimento di alcuni dettagli, così da comporre una scena classicamente armonica ed equilibrata.

Tutta questa tradizione è alimentata dalla grande mole di disegni di incisioni che circolavano nel tempo tanto da rendere i luoghi celebri dell'antichità classiche: le vedute dell'Etna, i parchi archeologici, ville nobiliari della conca d'oro. Questi ambienti non cambiano mai ma piuttosto vengono rivisitati con una rinnovata sensibilità moderna anche quando punti di ripresa e inquadrature rimangono invariati quello che cambia è l'attenzione alla verità sensibile del colore della luce tipica della stagione e del naturalismo del tempo, così che il sentimento della stagione e dell'ora si imprime nella concezione stessa del paesaggio celebrando, indirettamente, la natura dell'isola. Questa nuova visione privilegia, per esempio, le panoramiche con una prospettiva ribassata che conferisce una evidenza quasi tattile a tutti gli elementi del paesaggio.

written by Giuseppe Carli

Curatore e critico d'arte impegnato nell’organizzazione di mostre ed eventi culturali, con partner privati ed istituzionali come l'Assessorato regionale ai Beni Culturali e dell'identità siciliana- Dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell'identità siciliana - Soprintendenza per i beni culturali e ambientali. Scrittore attivo per la Edity Edizioni, Glifo Edizioni, Maretti Editore.

 

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