DESCRIZIONE Guttuso, che assimilerà tutti gli insegnamenti pittorici del passato e rimarrà sempre fedele al Realismo, diventando a tutti gli effetti un rappresentante del Neorealismo. Acquatinta e acquaforte del 1984, firmata dall'artista a matita in basso a destra.
Questa grande Natura Morta nasconde una dichiarazione. La si può tradurre (e svelare) con parole di Guttuso stesso, annotate da Antonello Trombadori per una mostra del ’69 a La Nuova Pesa. «Il rapporto tra arte e vita non può risolversi a favore dell’arte (arte che divora la vita). Ma al contrario è l’arte che deve nutrirsi di vita e non di “cultura”». Dichiarazione di una linea precisa, sviluppata da sempre con coerenza e che informa ancora queste grafiche del maestro.
Non è un caso dunque che ai decisi scarti di colore, all’incisività del segno che struttura le forme, al tutto tondo tridimensionale della fruttiera sulla destra, è contrapposto un ricordo delle scomposizioni e delle sintesi cubiste, isolato qui in bianco e nero sul fondo della lastra.
Ma il passaggio dall’uno all’altro episodio non è indolore e avviene per gradi. Tra l’esasperamento grafismo tutto ribaltato sul piano del bicchiere bianco-nero e la corposa presenza della fruttiera, c’è l’apparizione del calice sulla sinistra il cui orlo tende ancora a mostrarsi in tutta la circonferenza, e la frutta contenuta si appiattisce, si schiaccia, non riesce a definire una forma precisa.
A ben guardare, questo procedimento mentale da un punto di partenza ad uno di arrivo, è scandito anche dalla tecnica, dal diverso uso dei colori. La sola puntasecca marca il segno meno inciso profondamente del bicchiere, ed apre intorno a sé uno spazio libero dai movimentati contrasti dell’acquatinta sul fondo. Così quello squarcio si mostra come fuoco della composizione: fulcro intorno al quale ruota la costruzione dell’immagine. E poi la fruttiera a calice, dove l’equilibrio voluto da Guttuso tra grafismo e tridimensionalità è lo stesso che corre tra acquatinta, acquaforte e puntasecca: come dire tra segno e colore. La fruttiera che si mostra incerta tra l’appiattimento sul piano e l’approfondimento nello spazio è ben marcata dal segno grasso della puntasecca, mentre la frutta si colora d’acquatinta. È un colore riflesso dal movimento dei piani del fondo, non ancora proprio di ogni frutto. Ciò avviene nella fruttiera grande, dove il maestro si abbandona al gusto della narrazione, dove tutti i rapporti sono dosati con naturalezza.
La pera in primo piano e l’arancia che le è accanto sono frutti pieni di sapore, che la luce del sole (e non quella dell’intelletto) scende a toccare e a rischiare.
Opera pubblicata sul catalogo “Renato Guttuso | opere grafiche dal 1983 al 1987”, a cura di Renato Cardi e Luca Mereghetti, edito da “Maestri incisori s.r.l.”, distribuito da “Plumelia”, p. 20.