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Obiettivo: Riscoprire Palermo. Marco Favata si racconta.

E’ arrivato il momento di riassaporare Palermo, di raccontare il vissuto e le scelte delle maturità perché, ad un certo punto, quei luoghi, per certi versi, non mi appartenevano più. Palermo, definita la città metropolitana, meta turistica per eccellenza, viene celebrata in tutta la sua bellezza, attraverso immagini che rivelano il suo splendore. Tutto vero, ma siamo di fronte ad una patina turistica; apprezzare davvero quei luoghi è tutt’altra cosa e adesso ve lo racconto.
 Il mio vissuto
Sognatore e ambizioso, in età studentesca ho sempre pensato che Palermo non fosse adatta a me ma, dopo aver vissuto in altre regioni italiane, tra cui la Toscana, ho capito che mi sbagliavo. Il mio arrivo in un nuovo luogo è stato sempre caratterizzato da un entusiasmo iniziale, ma, concluso il periodo di permanenza, sono sempre andato via senza rimpianti. In Toscana ho vissuto 12 lunghi anni di adozione, trascorsi tra Pisa e Firenze, scanditi da lunghe passeggiate nei centri storici, visite a monumenti, piazze, facoltà di architettura, Uffizi, alla ricerca di informazioni, curiosità e conoscenza. Ma, ad un certo punto, ho percepito che mi stavo adattando cercando il sole come solo i girasoli sanno fare nei campi senesi e che le mie radici, tra un buon bicchiere di -Chianti ed una cena tra amici, erano altrove.
Ritorno a Palermo 
A Palermo ritorno con una nuova consapevolezza. Carico di esperienze ormai distanti, avevo voglia di ricominciare. La lontananza mi aveva permesso di riordinare le idee e ritrovarmi. Tornato definitivamente in città, constatando che il cambiamento in atto, mi ero reso conto immediatamente che le mie scelte adolescenziali, non corrispondevano più alla mia nuova consapevolezza. Era il momento di saldare il conto in sospeso con Palermo, nasce la serie “Omaggio a Palermo”. Un nuovo viaggio, come dice Davide Rampello, non come turista ma come ospite. Allo stesso modo in cui ho guardato le città in cui sono stato ospite, ho riguardato la mia città, con occhi nuovi: mercati, centro storico, chiese, cupole, piazze e vicoli subendone tutto il loro fascino. Nascono le prime opere della nuova serie “Porta Carini, Fontana di Paride, la Cala, Via Maqueda, Porta Felice, ecc. ecc.” . Dipingendo mi rendevo conto che quei luoghi mi appartenevano da sempre, che ne conoscevo l’odore, le tinte sbiadite, le colature del tempo. Guardando il cielo notavo che stavo guardando il cielo della _mia_ città, a volte perfettamente azzurro, a volte increspato di grigio, caotico, contrastante, in sintesi, rivelatore della bellezza dell’imperfezione.
Evoluzione artistica 
Dopo questo primo approccio con la città, ho sentito l’esigenza di andare oltre, dando vita alla serie “I tesori di Palermo”. Dopo essermi inerpicato sui campanili delle chiese, nelle cupole, nell’osservatorio ed approfittando delle terrazze degli edifici disponibili nel centro storico, rischiando la violazione di proprietà privata, la contemporaneità tecnologica mi ha offerto nuove soluzioni. Nel gennaio 2024, le mie nuove prospettive conoscono un nuovo stimolo: si innalzava nel cielo di Palermo il drone, capace di emozionarmi, di regalarmi visioni inedite e dettagli unici, ma, soprattutto, fondamentale alla nascita della nuova serie “I tesori di Palermo”, uno sguardo dall’alto sulla città. Il risultato è visibile nelle opere “Tramonto incantato sui tetti di Palermo, La Cala, La Cupola della Chiesa del Carmine Maggiore – la regina di Palermo”, presentate in anteprima nel Roof-top dell’Hotel Politeama a suggello di questa nuova inedita prospettiva, supportato come sempre dalla Galleria Raffaello. Questo nuovo progetto, ancora una volta, mi ha permesso di scoprire visioni oltre le visioni e di realizzare, in questa nuova strada intrapresa, in un connubio tra tecnologia e contemporaneità pittorica, le nuove inedite “CUP POP”, una sintesi tra passato e presente proiettata nel futuro, in imminente evoluzione. *Conclusioni* *La bellezze dell’imperfezione, il processo capovolto.* Consolidata ormai l’appartenenza a questo luogo, ogni opera nasce dalla consapevolezza netta della sua realizzazione. Dopo essermi recato nel luogo da realizzare, averne respirato l’atmosfera, essermi concentrato sulla prospettiva, accorgimento esito di una mia deformazione professionale ed averne assaporato la sua essenza, continuo in studio per iniziare quello che io definisco “il processo capovolto”.
Il mio processo capovolto
Una modalità di realizzazione dell’opera fatta da una fase di costruzione e di decostruzione. Punti di forza, il riconoscimento dei luoghi, tra pennellate dettagliate e grossolane, il processo creativo ha inizio in tutta la sua forza; tracce turbolenti lasciano spazio a pennellate delicate e viceversa. Il segno si sostituisce alle tracce attraverso l’uso delle spatola che, a volte, graffia la superfice e, a volte, traccia le linee dei dettagli. Un processo continuo che, all’apice della sua chiarezza, decide di fare marcia indietro macchiando le superfici da schizzi di colore, velature e colature verde veronese, identificative di ogni mia opera, in un procedimento stilistico che strizza l’occhio al cubismo e alla sua ricerca della dimensione tempo. Essendo nato e cresciuto nella città di Palermo, inevitabilmente mi imbatto nel suo racconto con consapevolezza, ricreando quei segni del tempo che ne definiscono la bellezza dell’imperfezione. Come nel mare il tempo, in balia delle correnti lascia il suo segno fatto di incrostazioni e formazioni rocciose levigate, anche Palermo subisce corrosione e cambiamenti tali da designarne le caratteristiche e la sua bellezza dal sapore antico ed eterno.
Written by Marco Favata artista.
Diplomato presso il liceo artistico E.Catalano di Palermo, affascinato da sempre dalle arti visive, approfondisce le proprie conoscenze da autodidatta appassionandosi agli artisti del 900 e all’arte contemporanea. Dopo aver viaggiato e vissuto in diverse città, è ritornato nella sua città dove lavora a diversi progetti artistici.

 

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